Scarto

Definizione: Da Ex-cerpere (mettere via) che al participio passato fa “excarptus”: ciò che si separa dal resto delle cose perché inutile

 

Realismo: 

Lo scarto è un dato delle nostre giornate: viviamo scartando cose, cioè in doppio senso prima scartandole da un imballo per vederle con attenzione e poi scartandole dalla nostra vista perché non ci servono più. E viviamo tra cose che non ci servono in maniera impressionante, perché gran parte delle cose che acquistiamo sono fatte e comprate per motivi futili: spesso per soddisfare la moda o il capriccio del momento o sotto la pressione della pubblicità.

Ragione:

Succede spesso che trattiamo anche le persone come scarti, cioè che le osserviamo con attenzione come si osserva un animale imbalsamato, cioè non un essere umano in carne ed ossa, ma un oggetto; e poi se non ci serve ne facciamo immediatamente a meno. Questo accade nelle coppie di sposi, nel rapporto col figlio non ancora nato, coi vecchi o con i poveri.

Empatia:

Lo scarto viene un momento dopo il rifiuto. Oggi il rifiuto è ancora più angosciante dello scarto perché il rifiuto è pregiudiziale, mentre lo scarto deve seguire almeno una presa in visione dell’oggetto. Tuttavia lo scarto nasce da una reificazione della persona e da un utilitarismo filosofico: accetto solo quello che mi serve, che mi fa comodo; spesso però sbagliando addirittura a capire qual è il mostro reale “utile”.